Com’è nata Foggia nei versi di Nicola Testi

Il progetto «Memoria coesione futuro» promosso da Auser Territoriale e Spi Cgil Foggia con il sostegno dell’assessorato al welfare della Regione Puglia, che lo ha finanziato nel bando PugliaCapitaleSociale 3.0 si propone, tra le altre, due linee di azione particolarmente suggestive: recuperare la memoria del passato, digitalizzandola e rendendola disponibile on line; evitare, come purtroppo molto spesso accade, che i libri finiti in soffitta vengano successivamente avviati al macero, rimettendoli in circolo nei «box della memoria» collocati in diversi Circoli Auser e Leghe Spi.

È un lavoro che riserva a volte belle sorprese, e permette il recupero di autentiche gemme che diversamente sarebbero state destinate all’oblio. È il caso della silloge poetica dialettale di Nicola Testi, improvvisamente riemersa dai libri e dall’archivio di Donato Renzulli, indimenticabile tipografo-editore, ma anche cultore di cose locali e di dialetto.

È una edizione piuttosto rara, che abbiamo digitalizzato e che vi offriamo oggi in regalo, con l’invito a seguirci tutti i giorni, perché questo ultimo scorcio del progetto «Memoria coesione futuro» riserverà alte «chicche» del genere.

Originario di San Severo, Nicola Testi visse molta parte della sua vita negli Stati Uniti. Come ha scritto Roberto Cervo nella introduzione, «la poesia è la più alta testimonianza del ricordo nella ispirazione di Nicola Testi, poeta che coglie eminentemente i significati più vari ed umani dell’evocazione nostalgica, in quanto vive da lunghi anni negli Stati Uniti, ma sempre ha presente la sua indimenticabile terra pugliese. E la silloge è dedicata appunto ‘all’ubertoso lontano Tavoliere, ai suoi vigneti e alle sue messi bionde’. In queste poche parole rivive tutta una segreta e profonda passione per la terra natale, vista nella sua più piena generosità.»

Tra le liriche più sorprendenti del volume, che conquistò il «lauro poetico», al Concorso Nazionale 1955 de «La Nuova Italia Letteraria», «Come nacque la città di Foggia» in cui Nicola Testi, intrecciando tradizione, storia, leggenda e mitologia compone un autentico atto d’amore verso il capoluogo dauno.

Testi è noto soprattutto per aver tradotto in dialetto sanseverese l’Inferno della Divina Commedia (N. Testi, Inferno da La Divina Commedia di Dante Alighieri in vernacolo pugliese, Firenze, Vallecchi, 1958). Di lui ha scritto Francesco Granatiero, esimio esperto di letteratura e poesia dialettale, «poeta dialettale, autore anche di una produzione propria di un certo rilievo, capace di spigliatezza e raffinato humour, e abbastanza disinvolto nell’uso di registri diversi.»

Nella silloge che potete sfogliare o scaricare qui sotto, si trovano diversi esempi del sottile humour di cui era capace la brillante penna dell’autore sanseverese.



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