Dal racconto autobiografico di Giuseppe Ciampolillo:

“Sono nato nel 1933 a Candela. Nel 1957 abbiamo avuto le case dall’Ente di Riforma e si viveva in campagna avendo l’abitazione in campagna.
Si andava e veniva con una camionetta, detta campagnola, di un conoscente con il quale prendevo appuntamento per tornare in campagna al podere dei miei genitori, dopo aver terminato a Candela il lavoro di falegname.
Una sera, dopo il lavoro, sono andato all’appuntamento col mio amico, ma non c’era né lui né la campagnola. Cosa fare? Tornai alla falegnamerìa e informai dell’accaduto il maestro, il quale mi invitò a dormire a casa sua.
Io rifiutai e dissi che potevo rimanere nella falegnameria a dormire senza disturbare. Era il periodo invernale e noi nei tempi di inattività costruivamo bare da morto.
Quando il maestro andò via, sistemai in una cassa da morto ancora grezza un po’ di trucioli e segatura e mi misi a dormire. Il maestro la mattina ha aperto la falegnameria e non mi ha trovato nella stanza ma mi ha visto nella cassa da morto. Che è successo! Ha chiamato un sacco di gente, invitandola a guardare nella cassa da morto. Io dormivo tranquillo e, quando sono stato chiamato, tutte le persone presenti si sono fatte grandi risate, perché mi sono alzato come se tutto fosse normale. ….”